Giappone
Foresta-di-Bambu

Abbiamo deciso di prenotare il nostro viaggio autunnale per il Giappone spinti da una sempre maggiore curiosità verso questa lontanissima ed antichissima terra. La scelta del periodo non è stata casuale, benché sia anche la patria degli eleganti ciliegi in fiore abbiamo optato per un altrettanto affascinante stagione, quella del foliage! L’itinerario che avevamo studiato ci avrebbe portato alla scoperta delle zone montuose, delle case costruite nello stile gasshō-zukuri e dell’attraversamento di vallate e montagne percorsi dai trasparentissimi ruscelli alpini. Come potevamo perderci il tocco dei caldi colori autunnali che si integrano così bene con i colori della tradizione giapponese!? Il primo impatto con questa lontana civiltà è stata la sua immensa e precisissima rete ferroviaria: l’efficienza giapponese dà il meglio di se quando si parla di trasporto pubblico su rotaia! E così ci siamo trovati (come credo anche tutti i nostri connazionali prima di noi) affascinati ed un po’ gelosi dalla precisione del personale di ogni singolo vagone e dalla puntualità ed efficienza che hanno reso speciale anche un semplice transfer dall’aeroporto alla città.

Abbiamo iniziato a conoscere Tokyo un poco alla volta. Ogni singolo quartiere merita una visita ed è sempre differente e sorprendente rispetto agli altri. Si riesce in pochi minuti di percorso in strada ferrata a passare da una realtà all’altra, tutte differenti e tutte parte dell’immensa e variegata città nipponica.

Il quartiere che ci ha colpito di più per la sua dinamicità e vitalità è stato quello di Shinjuku, che ospita, oltre al Palazzo del Governo Metropolitano di Tokyo anche il nodo ferroviario più trafficato al mondo, la stazione di Shinjuku. Per rendere un’idea, la stazione è talmente utilizzata che mediamente al giorno vi transitano più di tre milioni di persone. Uno dei vantaggi di questa stazione è che oltre a gestire alcune linee metropolitane sia anche snodo per diverse linee ferroviarie della JR! Questo garantisce ai turisti possessori di Japan Rail Pass di poterlo utilizzare come stazione di partenza per effettuare le varie escursioni giornaliere (ad es. Nikko ed Hakone). E’ un quartiere pieno di locali dove poter mangiare, centri commerciali che restano aperti sino a tardi la sera e che nel weekend diventa frequentatissimo dai giovani giapponesi a tutte le ore. E’ stato tra tutti il quartiere che abbiamo vissuto di più, quello nel quale siamo riusciti a disorientarci e orientarci più in fretta e sul quale conserviamo il ricordo più vivido e colorato.

Il quartiere più denso di tradizione e antichità è sicuramente quello di Ueno, dove è possibile visitare il Museo Nazionale di Tokyo, alcuni tra i più famosi templi Buddisti, il tempio Kan’ei-ji con la pagoda degli Shogun Tokugawa e il santuario scintoista Ueno Tōshōgū. Un’oasi di pace e silenzio immerso nel verde e vicinissimo ad un mercato tradizionale. I ramen più buoni di tutta la vacanza li abbiamo mangiati in uno dei ristoranti di questo distretto!

Vicinissimo a Ueno si trova il quartiere di Akihabara, la famosissima Akihabara Electric Town. Qualsiasi apparecchio elettronico o sua parte di ricambio, anime, manga, videogioco che desiderate potrete trovarlo qui! E’ divertentissimo passeggiare la sera per le sue strade illuminate con le insegne che riportano ai personaggi dei manga più in voga e vedersi offrire ad ogni angolo dei depliant.. dai personaggi stessi!

La prima escursione che abbiamo fatto è stata in questa città che si trova a circa 140 chilometri a nord di Tokyo. Nikko è una popolare meta turistica, in quanto contiene numerosi monumenti storici (alcuni molto antichi) che le sono valsi l’inserimento nell’elenco dei Patrimoni dell’umanità dell’UNESCO.

L’ingresso al sito Patrimonio dell’umanità è stato degno di una fiaba! Dopo aver percorso un antico ponte sospeso sopra un limpidissimo fiume abbiamo cominciato a risalire i tanti gradini in pietra fiancheggiati dai leggendari cedri di Nikko: alberi altissimi e maestosi che ci guidavano e ci facevano ombra passo dopo passo. Su tutto il versante della montagna sono disseminati e ben segnalati i vari “tesori”: il Tempio di Nikko, dedicato allo shogun Tokugawa Ieyasu di cui è il mausoleo, il tempio dedicato a suo nipote Tokugawa Iemitsu e il tempio di Futarasan, risalente al 767. È in questo sito che abbiamo visto il legno intagliato e colorato con le famosissime tre scimmiette e così pure il gatto addormentato.

L’esperienza più bella tra tutte è stata la visita del Santuario Toshogu. Il percorso obbligato ci ha portato a passare attraverso una porta sulla cui sommità è collocato il famoso “Gatto Dormiente” ed a seguire il lunghissimo sentiero fatto di gradoni in pietra e circondati dalla lussureggiante vegetazione composta principalmente da criptomerie millenarie. La pace che si respira e la magia del posto lo rendono uno dei luoghi più belli di tutto il Giappone nonché la tomba di Ieyasu Tokugawa, il primo Signore della Guerra Giapponese.

Affamati e stanchi dalla lunga ed intensa visita, poco prima di tornare alla stazione, ci siamo concessi un pranzo in un ristorante tradizionale giapponese. Seduti sul pavimento e coccolati dall’ospitalità della padrona di casa, abbiamo mangiato i più buoni funghi in tempura di tutto il viaggio! Adoro la cucina giapponese!!!

Celebre per i suoi spettacolari panorami del monte Fuji, Hakone è rinomata anche per gli impianti termali (onsen) ed il parco Nazionale Fuji-Izu-Hakone. Quello che mi ha colpito di questa escursione è stata la molteplicità dei mezzi di locomozione che abbiamo dovuto utilizzare per visitarla! A parte il classico treno veloce da Tokyo (una costante in questo viaggio), abbiamo preso un treno di montagna (40 minuti per percorrere 10 km), una funicolare, una funivia, un battello (stile galeone) ed infine un tradizionale e molto più familiare autobus! La parte più suggestiva è stata sicuramente quella in funicolare che ci ha consentito di attraversare a decine di metri d’altezza una gola da cui si estrae lo zolfo (immaginate l’odore in cabina) per poi portarci alla stazione di Owakudani, soprannominata la Grande Valle Bollente, dove getti di vapore acqueo e zolfo sgorgano dalle fessure nascoste nella roccia. Qui è stato possibile fare una passeggiata, gustare le famose uova nere e fare le più belle foto del monte Fuji tra una nuvola e l’altra!

La parte più rilassante dell’escursione l’abbiamo vissuta con la traversata in battello del lago Ashino-ko che ci ha regalato ulteriori splendidi scatti paesaggistici oltre che l’arrivo alla città di Hakonemachi. Questa cittadina, ricca di musei ed attrazioni, ha anche un altro meraviglioso percorso alberato, il viale Cedar. Pannocchia di mais e calamari arrosto acquistati da un ristorantino ambulante ci hanno salvato la vita!

Come spiegavo all’inizio, il nostro viaggio ci avrebbe portati alla scoperta anche della parte alpina di questo sorprendente paese. Quindi di prima mattina con le nostre valigie e la colazione in borsa (letteralmente), ci siamo presentati alla stazione di Shinjuku, pronti per una nuova avventura!

Takayama, che significa “Città sull’alta montagna” è un’antica città giapponese famosa per l’architettura delle sue le storiche case ed i templi in legno. Un intero quartiere perfettamente conservato ha ancora oggi l’aspetto che poteva avere centinaia di anni fa. La posizione isolata della cittadina rispetto al resto del giappone inoltre ha fatto sì che per diverse centinaia di anni questo luogo sviluppasse una propria tradizione culturale.

La prima cosa che mi ha colpito di questo luogo è stato il mercato. Sviluppato su delle bancarelle poste a ridosso del ponte e delle strade che costeggiano il fiume, mostra il meglio della tradizione culinaria giapponese: funghi, rape, ogni genere di verdura speziata, sarde o altri piccoli pesci sott’olio, alghe e tante mele di dimensioni ragguardevoli! Abbiamo fatto anche buona incetta di souvenir presso un ottimo negozio di prodotti artigianali (tra i tessuti e le ceramiche vi ho lasciato il cuore!!!) e un buon pranzo a base di Hida Beef in un piccolo ristorantino francese.

L’incontro con l’architettura strettamente tradizionale giapponese è avvenuto qui, tra le strade strette di questa simpatica cittadina di montagna, piene di piccoli negozietti di souvenir con mura in legno scurissimo e ingressi bassi, con tante insegne in tessuto e piccoli bonsai ad abbellire gli usci. Nonostante la visita del Takayama Jinya (la severa ed austera residenza storica dei governatori di Hida), con le sue stuoie secolari, la camera delle torture, il giardino giapponese… il nostro umore è stato accompagnato sino alla fine dalla piacevolezza e genuinità dell’arte e della tradizione locale.

Se controllerete un qualsiasi paesaggio di questa zona capirete perché il villaggio di Shirakawa-gō assieme a quello di Gokayama siano stati inseriti nell’elenco dei Patrimoni dell’umanità dell’UNESCO. Le abitazioni, costruite nello stile cosiddetto gasshō-zukuri caratterizzato da un tetto in paglia fortemente spiovente e mura in legno, sono costruite su 3 o 4 piani e progettate per ospitare nuclei familiari molto numerosi. Sono sparse su tutta la piccola valle che si sviluppa attorno al corso di un fiume, perfettamente armonizzate con le alte montagne che la circondano.

Dormire in una di queste case è stata un’esperienza così diversa dalle nostre abitudini che è veramente difficile da spiegare. L’accoglienza dei nostri padroni di casa credo sia leggendaria tra i loro ospiti! Le camere sono piuttosto ampie, con tatami e futon per dormire ed un thè caldo e dei biscotti con impressa l’immagine di una loro casa tipica come benvenuto. Nella struttura è anche presente un onsen, utilissimo per rilassarsi e riprendersi dopo una lunga giornata di camminate! La cena che ci è stata servita in una sala assieme ad altri ospiti giapponesi è andata oltre le aspettative, preparata dalla padrona di casa secondo la tradizione e con i loro piatti tipici. Devo ammettere che è stato un po’ difficile mangiare il pesce affumicato con le bacchette (il pesce era intero!) ma più comodo di come mi aspettassi stare seduti sopra il pavimento riscaldato! Subito dopo cena il padrone di casa ci ha intrattenuto mostrandoci un video di come era stata costruita la casa nella quale avremmo dormito: un lavoro magistrale di artigianato e fatica che ha coinvolto tutta la comunità!

Shirakawa vale totalmente le ore in treno e bus spese per raggiungerla, grazie ai suoi musei all’aperto ed alla possibilità di visitare internamente (sino all’ultimo piano!!!) le abitazioni più prestigiose della vallata. Queste visite danno perfettamente l’idea di cosa dev’essere stato in passato per gli abitanti del villaggio adattarsi al freddo, alla condivisione di spazi comuni e al lavoro (come la coltivazione dei bachi da seta o la costituzione di piccoli orticelli) in un ambiente di montagna dove gli unici materiali da costruzione sono da sempre stati il legno e la paglia.

Il nostro viaggio nelle alpi giapponesi si conclude qui, a Shirakawago, dopo un ritemprante sorso di sake prima della partenza del nostro autobus alla volta di Kyoto!

Questa città è stata una delle più antiche capitali del Giappone, famosa per il suo parco pieno di cervi e cerbiatti sacri e sfrontati e per gli antichissimi templi buddisti. L’accoglienza nella zona dei templi non poteva essere più calorosa: al minimo sospetto di presenza di cibo decine di cerbiatti si sono avvicinati a noi e al nostro zaino per ricevere un pezzo di biscotto rigorosamente acquistato dai negozianti di zona (questo è anche l’unico alimento che possa essere dato ai cervi senza temere che possa nuocere alla loro salute!). Simpatici, teneri e piuttosto decisi, si avvicinano spesso senza che l’ignaro turista se ne accorga e contribuiscono inconsapevolmente ad arricchire la collezione fotografica di ogni visitatore!

Tra tutti i templi di Nara quello che merita un po’ di pazienza in fila per la visita e è il Todai-ji, al cui interno vi si trova il Daibutsu (una statua del Buddha alta 14 metri) e la Octagonal Lantern alta quasi 5 metri. E’ un edificio maestoso e antico collocato all’interno di un grazioso giardino e per costruirlo non è stato impiegato nemmeno un chiodo ma solo ed unicamente il legno. All’interno ci si rende conto dell’altezza delle statue… la loro parte più alta sfiora quasi il soffitto! Inutile dire che siamo rimasti affascinati dalla sua grandiosità!

Ma Nara non è solo templi, è anche passeggiate per i boschi e oasi di silenzio intervallati dai bramiti dei cervi! È un luogo nel quale ci si può rilassare ammirando le verdissime fronde degli alberi o camminando tra i templi e i sentieri delimitati dalle lanterne di pietra… il loro numero diventa impressionante quando ci si avvicina al Santuario Kasuga!

Hiroshima è l’ultima nostra “gita fuori porta” da Kyoto prima di rientrare in Italia. Come tutte le altre città giapponesi è perfettamente raggiungibile in treno ed è anche abbinabile ad un’altra destinazione molto amata dai giapponesi, il santuario di Itsukushima.

Per arrivare al santuario di Itsukushima, collocato sull’isola di Miyajima, occorre prendere un piccolo traghetto che parte in prossimità della stazione dei treni. Se non vi è nebbia e la giornata è particolarmente soleggiata, è possibile scorgere e fare delle bellissime fotografie al Torii (il più famoso al mondo) ancor prima di attraccare! Il suo colore rosso e la sua collocazione lo rendono speciale e mistico ed ogni giorno gruppi di pellegrini seduti su piccole imbarcazioni passano sotto di esso recitando preghiere.

Il cammino sino all’ingresso del santuario è abbastanza breve, poi si prosegue su una serie di percorsi su palafitte che si concludono dinnanzi al torii con uno spettacolo suggestivo: il rosso dei suoi elementi è in netto contrasto con il colore della vegetazione e del mare. Il silenzio devoto dei pellegrini e la bellezza del panorama lo rendono unico nel suo genere. Di rientro verso il traghetto siamo stati “presi per la gola” dai ristorantini su strada che vendevano ostriche arrosto, stradeliziose!!!

All’arrivo ad Hiroshima ci siamo diretti verso la zona della città per cui è più visitata, il Parco della Pace.

La città che tutti noi abbiamo visto disintegrarsi sotto gli effetti della prima bomba atomica è stata interamente ricostruita tranne un unico edificio, il rudere della Camera di promozione industriale di Hiroshima, denominato A-bomb Dome, uno dei pochissimi edifici ad essere rimasto in piedi dopo l’esplosione. La sua cupola ridotta ad uno scheletro di ferro fa capolino tra gli alberi all’ingresso del Parco della Pace come una sentinella o un triste monito, ed è da qui che inizia il percorso sino al Museo della Pace di Hiroshima. Il luogo più vicino al punto d’esplosione, dove la devastazione è stata totale ora è un parco dedicato interamente alla memoria. Dislocati al suo interno vi sono i mausolei, il cenotafio che conserva al suo interno i registri con i nomi delle vittime della bomba (quelle immediate e quelle che sono seguite nel corso degli anni) e il Museo della Pace che da una parte ci ricorda com’era la città prima dell’esplosione e dall’altra ci mostra gli effetti che questa ha avuto sui materiali di uso quotidiano e sulle persone. E’ un luogo che invita alla riflessione, che non vuole spaventare ma accendere nei visitatori l’attenzione su quello che è successo perché una cosa del genere non capiti mai più.

L’arrivo a Kyoto credo che spiazzi sempre un po’ tutti i visitatori. La stazione dei treni è un vero e proprio trionfo di architettura moderna, ristoranti eleganti e boutique delle marche più conosciute. In effetti è un po’ in contrapposizione rispetto a quello per cui è conosciuta nel mondo questa città: il più grande reliquiario della cultura giapponese.

Kyoto è una città con un’anima antica e mistica ma al contempo vivace ed accogliente. Decidere quali cose vedere e quali lasciare per una futura visita è stato veramente difficile! Nella scelta ci siamo fatti guidare dal desiderio di vedere sia i luoghi di culto più maestosi sia i luoghi del potere, le dimore dei signori della guerra, quelli dove i pavimenti “cinguettano” ancora oggi, nonostante siano stati costruiti centinaia di anni fa.

La prima tappa è stata il Padiglione d’oro (Kinkaku-ji), originariamente costruita come villa per il terzo shogun dello shogunato Ashikaga, oggi è un tempio Zen interamente ricoperto da sottilissime lamine d’oro. È uno di quei monumenti che risplenderebbero anche nelle giornate più scure ed uggiose! Il percorso obbligato concesso ai visitatori ci ha condotto lungo il sentiero che costeggia le sponde del piccolo lago elegantemente contornato da un bosco rigoglioso. Il padiglione è collocato sulle sponde, quasi totalmente circondato dall’acqua nella quale si specchia e che accentua maggiormente l’impressione di luminosità e riverbero. Il bosco in alcuni tratti è anche piuttosto fitto, quasi d’obbligo le scarpe sportive!

 

La seconda invece l’abbiamo dedicata alla visita del Castello Nijō, costruito da Tokugawa Ieyasu, primo shōgun del periodo. Fu residenza degli shōgun per quasi 270 anni, ed è qui che per la prima volta, camminando per i suoi corridoi abbiamo sentito “cinguettare” i pavimenti in legno! Abbiamo cercato di capire la provenienza del suono e di quale passo lo originasse ma è stato inutile! Le stanze sono abbellite da antichi ed eleganti affreschi mentre l’esterno della fortezza è circondato da un giardino giapponese.

 

La terza tappa è stata Kiyomizu-dera, in cui sono presenti una serie di templi buddisti giapponesi che si ergono in mezzo ad una rigogliosa vegetazione. E’ un sito di una bellezza struggente, non è stato utilizzato neppure un chiodo per costruire gli edifici e sembra che gli alberi in parte li abbraccino ed in parte si scostino per mostrarli. Il loro fascino non è dovuto soltanto alla maestosità delle costruzioni ma soprattutto dal senso di antichità che emanano. La strada, lunga ed in salita che porta sino al più imponente dei templi, è costeggiata da tantissimi negozietti che vendono souvenir e dolciumi (stati anch’essi tappa obbligata…) ed era giustamente affollatissima di turisti e scolaresche. Se sarete fortunati da questo sito sarà possibile fare delle bellissime foto panoramiche di Kyoto!

 

Quasi ogni sera per riposarci dalle visite in città abbiamo cercato ristoro nel quartiere di Gion, L’architettura dei vari edifici del quartiere è quella tipica delle case in legno dei vecchi mercanti giapponesi (machiya), che oggi ospitano tanti negozi di souvenir e oggetti tradizionali giapponesi vari, ristoranti e tea-houses (ochaya). Se si è fortunati si riesce ad incontrare e fare una foto alle sempre più rare geishe! In questo quartiere abbiamo assaggiato l’unagi (una prelibatezza locale) l’anguilla su un letto di riso e della buona birra giapponese.

Un luogo che dev’essere obbligatoriamente tappa obbligata per chi è in visita a Kyoto è senz’altro il mercato di Nishiki. Per trovarlo, una volta che siete nelle vicinanze consiglio di chiedere indicazioni: non mancherà che la persona alla quale vi siete rivolti decida di accompagnarvi personalmente! Il mercato offre tutta la varietà di cibo che si potrebbe trovare in una qualsiasi casa giapponese, non a torto infatti viene chiamato anche “la cucina di Kyoto”! Verdure, pesce, frutta, soia, dolci… la varietà e la qualità sono infinite e tutte concentrate in 300 metri di strada pedonale coperta e circa 150 negozi! Soggiogati dall’immensa proposta di cibo ci siamo lasciati tentare da un ristorante giapponese, piccolo e silenzioso. Le portate ci sono state servite in una elegante scatola chiusa composta da più scomparti e ripiani, un’esperienza indimenticabile!

 

Ma il luogo più incantato, quello nel quale avrei passato ore ed ore in contemplazione, quello nel quale ho sperato non passasse nemmeno un turista è stato ad Arashiyama, nella foresta di bambù. Stare al centro del sentiero, totalmente circondati dai fusti altissimi delle centinaia e centinaia di piante di bambù trasporta in un luogo antico e senza tempo, un ambiente statico e puro, l’essenza stessa della meditazione e della magia. È questa l’immagine che conservo più gelosamente e che la mia mente evoca quando penso al Giappone.

Viaggio in Giappone di Marisa e Giuseppe – itinerario individuale – ottobre 2013